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30.04.2022 - Il paesaggio della Castellana: verso il recupero della coltura promiscua e la creazione di un lapidario delle pietre d’acqua del Parco di Villa Revedin Bolasco

Sfruttare anche nel territorio castellano le possibilità offerte dal recupero della coltura promiscua ed introdurre nuovi itinerari per la visita del Parco di Villa Revedin Bolasco.

Sono solo due degli spunti emersi nell’incontro pubblico sul tema del paesaggio della Castellana che si è tenuto questa mattina al Teatro Accademico ed organizzato dal Comune di Castelfranco Veneto in collaborazione con il Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-Forestali (TESAF) dell’Università di Padova nell’ambito delle attività portate avanti dall’Osservatorio locale per il paesaggio della Castellana.

 

Si ricorda che l’Osservatorio fa parte della rete degli Osservatori locali per il paesaggio della Regione del Veneto. Esso si pone come strumento di ricerca, pianificazione e condivisione ed è concepito come luogo di confronto e partecipazione di soggetti pubblici e privati, luogo di dibattito, di ascolto, di individuazione di proposte utili a aumentare la partecipazione della comunità di riferimento alla ri-costruzione del proprio territorio e paesaggio.

Una delle prime attività avviata dall’Osservatorio in collaborazione con i ricercatori del Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-Forestali riguarda la ricognizione del paesaggio della mobilità sostenibile lungo l’itinerario turistico “Sui sentieri degli Ezzelini” che attraversa cinque dei sei Comuni facenti parte dell’Osservatorio e che si snoda lungo l’infrastruttura blu-verde del Muson dei Sassi. L’indagine ha lo scopo di verificare l’assetto strutturale del percorso ciclopedonale e di analizzare il paesaggio circostante così come percepito dai frequentatori del sentiero, in una chiave di lettura territoriale interpretata attraverso gli usi del suolo e le architetture prevalenti.

 

 

Tanti gli interventi che si sono succeduti.

Tra questi quello della professoressa Viviana Ferrario dell’Università IUAV di Venezia sul paesaggio agrario storico della pianura veneta e quello dell’architetto Claudio Mistura sul paesaggio delle acque, dalla campagna alla villa.

 

 

La professoressa Ferrario è intervenuta con un contributo di tipo geo-storico rispetto alla diffusione della cosiddetta coltura promiscua, un sistema colturale molto diffuso anche nella campagna veneta fino alla metà del ‘900, caratterizzato dalla coltivazione - nello stesso campo - dell’albero, della vite e dei cereali: è quel sistema conosciuto tradizionalmente come “piantata veneta”.

“Al di là degli aspetto geo-storici - spiega la professoressa Ferrario - va sottolineata l’attualità della coltura promiscua come precedente dell’agroforestazione, una tecnica colturale moderna che riprende proprio il principio base di mescolare le colture allo scopo di aumentare la produttività e, quindi, la redditività della campagna. Non si tratta ovviamente di riproporre la piantata com’era un tempo, ma di reinterpretarla come suggerimento per il futuro.

L’effetto collaterale positivo è che il recupero della coltura mista non solo consente di aumentare il reddito, ma rappresenta una risposta concreta al cambiamento climatico Imparare dal paesaggio agrario tradizionale rappresenta un tema attuale e interessante anche per il paesaggio castellano caratterizzato da grandi disponibilità di aree agricole che potrebbero e dovrebbero essere ripensate in una chiave diversa, secondo una logica che restituisce sostenibilità alla nostra agricoltura.

 

 

Focus dell’intervento dell’architetto Claudio Mistura, invece, sono stati i risultati di uno studio finanziato mediante una borsa di ricerca dal Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-Forestali. Si tratta di un approfondimento sul tema dell’acqua, elemento fondamentale per lo sviluppo del Parco di Villa Revedin Bolasco anche per le sue relazioni con le rogge circostanti, i mulini e, in generale, con il sistema produttivo castellano.

 

Commenta l’architetto Mistura: “Lo studio ha avuto l’obiettivo di supportare una gestione e trasformazione consapevole del bene monumentale e ha permesso di suggerire il progetto di un lapidario delle pietre d’acqua attualmente sparse tra corti e magazzini. Inoltre ha portato ad individuare due spazi della Villa, mai censiti in precedenza, che con ogni probabilità erano destinati a ghiacciaia e utilizzati per la conservazione degli alimenti.

Ma non solo.

Lo studio su Villa Revedin Bolasco ha individuato possibili itinerari narrativi sul tema delle acque per approfondire la visita al parco e per proporre la straordinaria storia del sito quale caso studio per corsi di alta formazione sul paesaggio”.

Data creazione: 13-05-2022    |    Data ultimo aggiornamento: 13-05-2022